Sezione: Rugby
La fine dell'inizio
Spesso si dice che è "l'inizio della fine", ma nel nostro caso è proprio il contrario. Gli Arieti sono arrivati alla fine del campionato, con mille sorprese, tante conferme, qualche infortunato. Ma, appunto, è solo l'inizio. Un ottimo inizio. Perchè siamo tanti, non saremo belli, ma siamo tanti, non certo fenomeni a rugby, ma tanti e allegri e compagnoni e chi più ne ha più ne metta. Avevo la seria tentazione di lanciarmi in sperticati complimenti ai dirigenti (tra i quali ho l'onore di annoverarmi), al mitico Coach, a tutti coloro che hanno sorretto, incoraggiato e aiutato la nostra squadra. Le cuoche, gli accompagnatori, le mogli, le fidanzate, la birra, le salsiccie... Grazie a tutti, di cuore. Ora ci siamo. A distanza di meno di un anno lo posso dire: signore e signori, questi sono gli Arieti. E hanno la (proverbiale) testa dura. Lo dico guardandomi alle spalle, vedendo ciò che è stato fatto in questi mesi, constatando, con immensa gioia, che ci sono ragazzi, uomini, donne che si sentono davvero Arieti. Ed il trucco è qui... è tutto qui... Perchè se devi alzarti la domenica mattina alle 8 quando potresti domire fino al pomeriggio, farti tre ore di pullman, scendere in campo, prendere una fila di saccagnate, alte tre ore di pullman... o sei psicotico (e qualcuno dei nostri ricade anche in questo caso: ciao Eddy) o ti senti parte di qualcosa di un po' più grande. Qui sta, secondo me, la differenza. Un anno fa essere un Ariete non era niente per nessuno. Adesso, non è niente per nessuno meno una cinquantina di persone. Più quelli che ci conoscono. Più i nostri avversari, ed amici, che ci hanno incontrato quest'anno. In un anno abbiamo collezionato di tutto, partite in 12, infortuni, vittorie sfiorate, vittorie centrate, sconfitte amare e belle sconfitte, di quelle che esci dal campo a testa alta, terzi tempi, cene, compleanni, birra, pizze e tanto, tanto rugby. E questo ha fatto gli Arieti. Certo, abbiamo nemmeno un anno di vita. Non è tanto, ma tutti abbiamo avuto un anno, una volta nella vita. E anche quello è servito.
Moro - 02/04/2008
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