Sezione: Rugby
Ci vuole un fisico bestiale
Una delle opinioni con le quali mi scontro più spesso, quando invito una persona a provare il rugby, è la celeberrima frase "Ma sei matto?!? Io no c'ho il fisico, al primo scontro mi mandate via in ambulanza!". E non c'è da insistere, non c'è niente da fare. Una persona che nemmeno sa cos'è il rugby, non ha la minimia idea di cosa significhi giocare, è convinto al 100% che lui non ha il fisico. Provare a spiegare che non serve. Niente. Provare a far vedere la foto di squadra, dove il mediano di apertura pesa sì e no 60 chili vestito e bagnato. Niente. Spiegare che non è un gioco violento, duro sì, ma non violento, che sì, ti fai qualche livido, ma è tutta scena. Niente. Peggio che spiegare ad un muro. Sarà che il mio quasi-quintalino di peso li mette in soggezione, sarà che va sempre a finire che parli della mischia quando racconti qualcosa (perchè c'è qualcun altro in squadra?)... Niente. Non lo capiscono. E io ancora mi arrabbio, tento di fargli capire che non è come dice lui, che nel rugby c'è posto per tutti, anzi, che ci serve gente veloce per seminare quei cinghiali selvatici dei piloni, che se fossimo tutti 120 chili come faremmo a divertirci, che il rugby è bello perchè è vario e in una squadra c'è bisogno di tutti. E lui che insiste "Ma lo vedi!!! Hai un braccio che è il doppio del mio" "Cazzo sì, ma io me lo devo portare dietro quando corro!" Io devo spostare quasi 100 chili, tu quasi la metà... chi va più veloce secondo te? Prima di rispondere ti ricordo che il campo non è in pendenza (altrimenti i piloni sarebbero i giocatori più veloci del mondo. Ruzzolando). A volte a questo punto qualcuno cede. Ma tanto lo sapevo già. Un futuro rugbysta lo riconosci, sono quelli che quando parli del rugby ti guardano e poi, all'improvviso, ti chiedono "Ma com'è possibile che parli con questa convinzione?". Sono quelil a cui è venuto il dubbio che è vero. Che è vero che tra avversari ci si rispetta, che tra compagni nasce un legame unico, che una squadra di rugby è una squadra, non 15 individui messi insieme. E il loro dubbio diventerà granitica certezza alla prima partita, si troveranno il fascino sublime di questo sport nella mani, al primo passaggio diretto a loro, sentiranno il peso della loro volontà di andare avanti, al primo placcaggio subito, e si scopriranno a felici come pazzi alla prima meta segnata. Poi si stupiranno, perchè la meta l'ha segnata un loro compagno, e scopriranno che qui, in mezzo al campo da rugby, non fa differenza.
Moro - Arieti Rugby Arezzo - 18/09/2007
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