Un altro po' per favore
Certe volte mi sembra di essere un alcolizzato. Anzi un rugbyzzato. Capita quando ti svegli il lunedì mattina e sembra che, durante la notte, una mandria di bisonti ti abbia camminato sopra, tra l'altro schivando il mobilio della camera, che è miracolosamente integro. Poi dalla testa in confusione esce una frase "Ah, già... ieri ho giocato". Chiaro che non si tratta di rubabandiera o nascondino, te lo sta urlando la tua cervicale: Rugby. Rugby bello, duro, sentito. Poi ti alzi dal letto (o rotoli giù dal letto a colpi di coglione della tua fidanzata/moglie/convivente) e tenti di vestirti con dei movimenti che sembrano una rassegna di nuoto sincronizzato o un corso accellerato di yoga, c'è gente che appende i pantaloni alla sedia e ci salta dentro pur di non piegarsi. Nonostante tutto ciò l'idea di non giocare più nemmeno ti sfiora il cervello. Sembra uno di quei post-sbronza che ti annebbiano, ma non ti distruggono abbastanza da dire "non bevo più". E così il weekend successivo sei sempre al bancone. Perchè i postumi sono niente in confronto a come ti sei sentito il giorno prima, corse, botte, passaggi, mischie in campo e birra, salsicce e risate fuori. Ho trent'anni ormai, sarebbe il caso di finirla qui. Ciao e grazie a tutti, è stato bello ma non fa più per me. E invece niente, è un eterno bicchiere della staffa, un continuo "ultimo e poi vado" perchè quello che trovi in un campo da rugby difficilmente lo trovi altrove. E quindi, alla faccia dei postumi del lunedì mattina... barman, un altro po' per favore.
Moro - 27/10/2008