Sezione: Rugby
Domande Esistenziali
Le grandi domande filosofiche della vita tipo "chi siamo?", "da dove veniamo?" e sopratutto "dove andiamo?" sono diventati quasi banali... Nel nostro essere umano, non posso darvi certo una risposta, ma nel nostro giocare a rugby credo di aver avuto un barlume di ragione, una scintilla di illuminazione mentre, ieri sera, mi guardavo LA partita. 1973, Arms Park di Cardiff: Barbarians contro All Blacks. Per chi non lo sapesse, durante quel match, è stata segnata quella che viene considerata "la meta più bella della storia". Mica noccioline. Roba da far venire i brividi anche al più duro dei piloni. Certo, per chi, come me, è abitato a vedere il rugby di oggi sembra di assister a 60 minuti su 80 di moviola, ma quei 20 che restano... mamma mia, certe fiammate, scatti, il gioco che accelera improvvisamente e fai quasi fatica a seguirlo. Ed è qui che ho avuto l'illuminazione: c'era, in quella partita, la volontà di creare qualcosa di nuovo, che uscisse dalla staticità del rugby del tempo, qualcosa che esaltasse il nostro gioco come merita. E mi sono detto, ecco da dove veniamo. Alla luce del tempo passato da allora, sembra scontato, ma in quella partita c'è la volontà di tenere viva la palla, di GIOCARE la palla, di non fermarsi, il sostegno continuo. Con le limitazioni delle regole di allora, come la mischia a ingaggio "libero", altro che "bassi, fermi, pausa, tramezzino al tonno, una spuma bionda, un caffè, un amaro, contatto", la touche senza ascensore, e la palla non era l'unica cosa che volava in mezzo... certi cartoni nelle gengive... è affascinante vedere come il rugby moderno fosse già scritto in quella partita. C'era solo da rifinirlo. Proprio come quando nacque, l'idea di William Webb Ellis era ottima, c'era solo da aggiustarla e portarla avanti. Veniamo da lì, dall' Arms Park. E siamo tutti un po' Barbarians, e andiamo per la strada che quegli uomini straordinari, in quella maginifica partita, ci hanno indicato. Buon rugby a tutti allora e ricordate "Il rugby è un gioco per gli sportivi di tutte le classi sociali, ma non lo è per un cattivo sportivo, a qualuqnue classe egli appartenga" (Motto dei Barbarians).
Moro - 09/04/2008
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